Ecco come e perché lo abbiamo realizzato e cosa può insegnare anche ad altre aziende B2B
Ne avevamo parlato già tempo fa, in questo articolo:
“Bilancio sull’impatto sociale e ambientale: dal 2024 sarà obbligatorio per le aziende. Tutto quello che c’è da sapere sulla CSRD”.
Era gennaio 2023, e la Corporate Sustainability Reporting Directive sembrava ancora qualcosa di lontano nel tempo, riservata solo alle grandi aziende, alle multinazionali, ai colossi. Ma oggi siamo nel 2025, e per molte realtà (anche piccole e B2B) il tema della rendicontazione dell’impatto non è più un’opzione. È una responsabilità.
In Mark It abbiamo scelto di non aspettare che fosse un obbligo per cominciare.
Abbiamo deciso di guardare in faccia quello che siamo, quello che facciamo e, soprattutto, come lo raccontiamo. E l’abbiamo fatto attraverso uno strumento potente e trasformativo: il bilancio di sostenibilità.
Cos’è, davvero, un bilancio di sostenibilità?
È facile pensare a un bilancio come a un documento tecnico, una lista di dati, una raccolta di indicatori. Ma un bilancio di sostenibilità, se fatto con consapevolezza, è molto di più: è una presa di posizione. È il modo in cui un’organizzazione si racconta non per piacere, ma per essere letta con chiarezza da chi la incontra: clienti, partner, collaboratori, fornitori, community.
Dentro ci sono le metriche, certo. Ma ci sono anche le tensioni, i fallimenti, le domande ancora aperte. Ci sono i progetti andati bene e quelli lasciati a metà, le parole scelte con cura e quelle da rivedere. Ci sono gli impatti reali e le intenzioni future.
Perché lo abbiamo fatto?
Lo abbiamo fatto per fare ordine. Per non nasconderci dietro la narrazione del “ci teniamo” o “siamo sostenibili” senza sapere davvero cosa significasse per noi.
Lo abbiamo fatto per imparare. Per misurare, confrontare, migliorare.
E lo abbiamo fatto per farci capire. Perché nel nostro lavoro di marketing e strategia d’impresa B2B, non possiamo chiedere ad altre realtà di essere trasparenti, se prima non lo siamo stati noi.
Redigere il bilancio è stato un processo lungo e profondo. Abbiamo lavorato con dati e con domande, con numeri e con storie, con revisioni e con molta onestà.
Non ci siamo limitati a dire cosa abbiamo fatto, ma abbiamo cercato di spiegare perché l’abbiamo fatto, con quali conseguenze, con quale direzione. E soprattutto: con quali limiti.
Non è un racconto perfetto, ma è un racconto vero.
Dentro troverai…
- I nostri impatti ambientali, sociali, economici, e le azioni per ridurli
- Il modo in cui lavoriamo e collaboriamo, con chi, e con quali strumenti
- Le politiche di inclusione e benessere organizzativo
- Le scelte (a volte faticose) che abbiamo fatto per restare coerenti con i nostri valori
- Le aree che vogliamo migliorare e gli impegni presi per farlo
Questo bilancio non è pensato solo per chi lavora con noi, ma anche per chi ci osserva da lontano. Per chi vuole capire come si costruisce davvero una comunicazione responsabile nel B2B. Per chi si sta ponendo le stesse domande che ci siamo fatti noi.
E tu, come ti racconti?
- Cosa succede nella tua azienda quando si parla di impatto?
- Quali dati avete a disposizione, e quali storie scegliete di far emergere?
- Che spazio ha l’ascolto nel vostro modo di comunicare?
- E quando è stata l’ultima volta che vi siete raccontati per capire, e non solo per convincere?
Guardarsi allo specchio non è mai semplice, ma è il primo passo per cambiare davvero.
Se ti stai chiedendo da dove cominciare per costruire il bilancio della tua azienda, ecco i passi concreti che abbiamo seguito:
1. Fissare l’obiettivo: perché fare un bilancio di sostenibilità?
Non è solo un obbligo normativo (anche se la CSRD lo sta rendendo sempre più necessario). È soprattutto un’occasione per misurare l’impatto reale dell’azienda e comunicare con trasparenza a clienti, fornitori e collaboratori.
2. Raccogliere i dati essenziali
Abbiamo iniziato raccogliendo informazioni quantitative e qualitative su tre macro-aree: ambiente (consumo energetico, emissioni, rifiuti), sociale (inclusione, benessere lavorativo, relazioni) ed economico (costi, investimenti, crescita sostenibile).
Non serve avere subito tutto: il segreto è partire dai dati disponibili e aggiungere via via nuove informazioni.
3. Coinvolgere le persone
Abbiamo aperto un dialogo interno per capire come ogni persona in azienda vive il tema della sostenibilità e quali idee porta. Questo passaggio è fondamentale per trasformare il bilancio in un processo condiviso, non in un adempimento burocratico.
4. Usare linee guida riconosciute
Per assicurarci che il nostro bilancio fosse completo e facilmente confrontabile, abbiamo scelto di seguire il VSME (Voluntary Sustainability Reporting Standard for Nonlisted SMEs), sviluppato dall’EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group) su richiesta della Commissione Europea.
Questo nuovo standard volontario di rendicontazione della sostenibilità è pensato specificamente per micro, piccole e medie imprese non quotate e ha l’obiettivo di semplificare la raccolta e la comunicazione dei dati ESG (Environmental, Social and Governance).
Perché è rilevante per le PMI?
- Riduce gli oneri amministrativi, rendendo la rendicontazione più semplice e meno costosa.
- Migliora l’accesso ai finanziamenti sostenibili, sempre più legati a criteri ESG.
- Supporta le imprese nel cogliere nuove opportunità legate alla transizione sostenibile.
Questo standard rappresenta un pilastro del Pacchetto di sostegno alle PMI dell’Unione Europea (settembre 2023), creato per favorire la trasparenza e la competitività delle piccole imprese senza gravarle di processi complessi.
Un’alternativa molto diffusa è il Global Reporting Initiative (GRI), uno standard internazionale più dettagliato, che aiuta le aziende – in particolare quelle di dimensioni maggiori o con impatti complessi – a identificare gli indicatori più rilevanti e a comunicarli in modo chiaro e strutturato.
La differenza principale?
- VSME: snello e accessibile, perfetto per PMI non quotate con risorse limitate.
- GRI: più complesso e articolato, ideale per aziende con necessità di rendicontazione avanzata.
5. Raccontare storie oltre i numeri
I dati sono importanti, ma non bastano. Abbiamo inserito narrazioni concrete: esempi di pratiche inclusive, scelte aziendali, difficoltà incontrate e lezioni imparate. Questo rende il bilancio uno strumento di comunicazione efficace e umano.
6. Definire obiettivi e impegni concreti
Infine, abbiamo stabilito quali passi compiere per migliorare, fissando obiettivi chiari e misurabili da perseguire nel tempo. La sostenibilità è un percorso, non un punto d’arrivo.
Il nostro bilancio di sostenibilità è il risultato di questo percorso, e lo condividiamo con chiunque voglia fare un passo simile.
Ti invitiamo a leggerlo, a trarre ispirazione e a riflettere su come queste pratiche possano essere adattate alla tua realtà aziendale.
E tu, da dove cominci?
- Qual è la prima area su cui potresti raccogliere dati?
- Come potresti coinvolgere la tua squadra in questo processo?
- Quali valori vorresti raccontare in modo più autentico?